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01 Maggio 2024

L’impatto del cambiamento climatico sul lavoro: i dati Inail e OIL

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Come viene spiegato nel report Inail (in allegato), il cambiamento climatico opera effetti diretti e indiretti sul benessere dei lavoratori, in particolare di coloro che svolgono le proprie mansioni all’aperto. Le condizioni meteorologiche avverse, come temperature estreme, radiazioni ultraviolette, piogge violente, inondazioni, siccità, hanno fatto emergere nuovi rischi professionali, o aggravato, allo stesso tempo, quelli già esistenti. Un possibile esempio ci è offerto dal fatto che l’innalzamento delle temperature e le modifiche nell’uso del territorio possono favorire l’introduzione di nuovi vettori biologici e agenti infettivi in zone prima indenni, aumentando il rischio di infezioni e focolai epidemici in alcuni ambiti lavorativi. La valutazione complessiva dei rischi, prevista dall’art. 17 del decreto legislativo 81/2008, deve dunque tenere in considerazione gli impatti che il cambiamento climatico può generare nello svolgimento delle attività lavorative. Per individuare le misure adeguate di prevenzione e protezione è necessario effettuare un’analisi dettagliata che tenga conto di fattori come le caratteristiche degli ambienti di lavoro, le attività più esposte, l’individuazione dei lavoratori più vulnerabili, lo sforzo fisico, la predisposizione di procedure di lavoro ordinario o di emergenza.

Inoltre  emerge da un nuovo rapporto dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL)  intitolato "Ensuring safety and health at work in a changing climate" il grave impatto che i cambiamenti climatici stanno già avendo sulla sicurezza e la salute dei lavoratori in tutte le regioni del mondo. L’OIL stima, sulla base dei dati più recenti disponibili (2020), che oltre 2,4 miliardi di lavoratori (su una forza lavoro globale di 3,4 miliardi) rischino di subire un’esposizione eccessiva al caldo durante le loro attività. Questo si traduce in un preoccupante aumento della percentuale di forza lavoro potenzialmente colpita dal caldo estremo, passata dal 65,5% al 70,9% dal 2000. Oltre ai rischi, il rapporto stima che ogni anno si perdano quasi 19.000 vite e oltre 2 milioni di anni di vita correlati a disabilità a causa di infortuni professionali dovuti al caldo eccessivo (22,87 milioni di casi stimati nel 2020). A ciò si aggiungono i 26,2 milioni di persone nel mondo che convivono con malattie renali croniche legate allo stress da calore lavorativo (sempre dati del 2020). Tuttavia, l’impatto del cambiamento climatico sui lavoratori va ben oltre l’esposizione a temperature elevate, sottolinea lo studio. 

Il rapporto evidenzia il pericoloso legame tra cambiamenti climatici e salute dei lavoratori, sottolineando la comparsa di numerosi rischi per la salute, tra cui:

Tumori: il rapporto stima 1,6 miliardi di lavoratori esposti a radiazioni ultraviolette, con oltre 18.960 decessi annuali legati al carcinoma cutaneo non melanoma.

Malattie cardiovascolari: 1,6 miliardi di lavoratori potenzialmente esposti all’inquinamento atmosferico negli spazi di lavoro, causando fino a 860.000 decessi annuali tra i lavoratori all’aperto.

Patologie renali: oltre 870 milioni di lavoratori agricoli a rischio di esposizione a pesticidi, con oltre 300.000 decessi all’anno attribuibili all’intossicazione da pesticidi.

Malattie trasmesse da vettori: 15.000 decessi correlati al lavoro ogni anno a causa dell’esposizione a malattie parassitarie e trasmesse da vettori.

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