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30 Maggio 2024

Denunce di infortuni e malattie professionali nel primo quadrimestre del 2024

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Le denunce di infortunio sul lavoro presentate all’Istituto entro il quarto mese del 2024 sono state 193.979, con un incremento percentuale più rilevante per gli incidenti avvenuti nel tragitto casa-lavoro. Le denunce di infortunio con esito mortale sono 268: diminuiscono i casi in occasione di lavoro (-1), aumentano quelli in itinere (+5): si rileva un aumento del 3,6% rispetto alle 187.324 del primo quadrimestre 2023, del 12,6% rispetto a gennaio-aprile 2020 e del 12,9% rispetto a gennaio-aprile 2021, e una diminuzione del 7,9% sul 2019, anno che precede la crisi pandemica, e del 23,8% rispetto al 2022.  Ad aprile di quest’anno il numero delle denunce di infortuni sul lavoro ha segnato un +2,1% nella gestione Industria e servizi (dai 140.790 casi del 2023 ai 143.804 del 2024), un +2,7% in Agricoltura (da 7.930 a 8.144) e un +8,9% nel Conto Stato (da 38.604 a 42.031). In particolare, si osservano incrementi delle denunce di infortunio in occasione di lavoro nei settori produttivi tradizionalmente più rischiosi: Noleggio e servizi di supporto alle imprese (+20,0%), Sanità e assistenza sociale (+19,2%), Costruzioni (+18,7%), Trasporto e magazzinaggio (+11,7%) e Commercio (+11,6%). L’analisi territoriale evidenzia un aumento delle denunce di infortunio nel Nord-Ovest (+4,4%), seguito da Nord-Est (+3,7%), Centro e Isole (+3,4% per entrambe) e Sud (+1,6%). Tra le regioni con i maggiori incrementi si segnalano la provincia autonoma di Trento (+20,7%), il Molise (+13,1%), la Calabria (+6,1%) e il Piemonte (+5,5%), mentre registrano decrementi solo Abruzzo (-4,8%), Basilicata (-3,0%) e Campania (-1,2%). L’aumento che emerge dal confronto dei primi quadrimestri 2023 e 2024 è legato sia alla componente maschile, che registra un +3,3% (da 119.252 a 123.246 casi denunciati), sia a quella femminile con un +3,9% (da 68.072 a 70.733). L’incremento ha interessato i lavoratori italiani (+2,7%) ed extracomunitari (+9,0%), mentre il dato dei comunitari è in calo (-0,7%). L’analisi per classi di età mostra aumenti tra gli under 15 (+20,5%) per l’incremento infortunistico degli studenti (anche per effetto dell’estensione assicurativa Inail disposta nel decreto-legge lavoro n. 48/2023), nella fascia 20-39 anni (+3,0%) e tra i lavoratori over 49 anni (+2,9%). Si registra, per contro, un calo tra i 15-19enni (-1,7%) e tra i 40-49enni (-2,4%).

CASI MORTALI: le denunce di infortunio sul lavoro con esito mortale presentate all’Istituto nel primo quadrimestre 2024 sono state 268, quattro in più rispetto alle 264 registrate nel primo quadrimestre 2023 e sette in più rispetto al 2022, 35 in meno sul 2019, 12 in meno sul 2020 e 38 in meno sul 2021. A livello nazionale i dati rilevati ad aprile di ciascun anno evidenziano per il primo quadrimestre 2024 rispetto al pari periodo 2023, pur nella provvisorietà dei numeri, un decremento dei casi avvenuti in occasione di lavoro, passati da 207 a 206, e un aumento di quelli in itinere, da 57 a 62. L’incremento ha riguardato solo la gestione Industria e servizi, che passa da 227 a 231 denunce mortali, mentre l’Agricoltura e il Conto Stato confermano in entrambi i periodi lo stesso numero di decessi (rispettivamente 28 e 9). Dall’analisi territoriale emergono incrementi al Sud (da 45 a 57 denunce), nel Nord-Est (da 60 a 67) e nelle Isole (da 20 a 21), un calo al Centro (da 60 a 44) e stazionarietà nel Nord-Ovest (79 casi mortali in entrambi i periodi). Tra le regioni con i maggiori aumenti si segnalano l’Emilia Romagna (+12), la Puglia (+7), le province autonome di Bolzano (+5) e di Trento (+4) e la Calabria (+4), mentre per i cali più evidenti il Veneto (-13), le Marche (-6), l’Abruzzo e l’Umbria (-4 ciascuna). L’incremento rilevato nel confronto dei quadrimestri gennaio-aprile 2023 e 2024 è legato solo alla componente maschile, le cui denunce mortali sono passate da 243 a 249, mentre quella femminile scende da 21 a 19. Diminuiscono le denunce dei lavoratori italiani (da 217 a 206) e aumentano quelle degli extracomunitari (da 39 a 47) e dei comunitari (da 8 a 15). L’analisi per classi di età evidenzia incrementi tra i 35-39enni (da 13 a 17 casi), tra i 45-59enni (da 116 a 136) e tra i 65-69enni (da 13 a 19) e diminuzioni tra i 60-64enni (da 44 a 25), tra i 25-34enni (da 30 a 23) e tra gli under 20 (da 7 a 5).